Il complesso architettonico del Castello di Carlo V, così come appare oggi, è frutto di diversi interventi edilizi susseguitisi nei secoli. Costituisce un vero e proprio palinsesto dell’architettura militare cinquecentesca ed evidenzia due parti ben distinte che rimandano alle due principali fasi di edificazione: la fortezza bastionata esterna a pianta quadrilatera non regolare e il nucleo medievale interno, comprensivo della Torre Magistra, separati da un sistema continuo di cortili.
Ancora oggi il Castello di Carlo V rappresenta una delle più rilevanti strutture difensive di epoca rinascimentale nel territorio regionale pugliese. Venne edificato fra il 1539 e il 1546 per volere di Carlo V, il quale ne affidò la progettazione al salentino Gian Giacomo dell’Acaya. Il primo impianto costruttivo probabilmente riutilizzò parte di strutture murarie normanne e angioine. A circa dieci anni dall’inizio dei lavori erano concluse le cortine murarie e i bastioni.
Successivamente si completarono la costruzione e la decorazione degli ambienti regali interni. Il Castello subì nel tempo notevoli trasformazioni, dai primi ampliamenti dei fabbricati per il potenziamento della funzione militare, ai consistenti rimaneggiamenti per adeguare la struttura agli usi più svariati; fu infatti utilizzato come carcere, teatro, magazzino, tribunale, caserma. I progressivi cambi di destinazione d’uso comportarono alcune modifiche, tra le quali la sopraelevazione della Torre Magistra e la costruzione di una chiesa; tuttavia, le progressive trasformazioni non ne alterarono le forme, almeno fino a quando, nel secondo decennio dell’Ottocento, con la cessione dei demani, si iniziò ad intaccare la struttura esterna della fortificazione. Agli inizi del Novecento si avanzò l’ipotesi di demolizione integrale del Castello, considerato ostacolo allo sviluppo urbano e culturale della città di Lecce.
La progressiva sovrapposizione di corpi di fabbrica alle mura lo aveva ridotto, agli occhi dell’opinione pubblica, ad un rudere senza significato, completamente privato del suo valore architettonico ed artistico. La polemica che ne seguì fu arginata dall’Ufficio Regionale di Napoli (organo allora preposto alla tutela dei monumenti) che ne impedì la distruzione.
I Lavori hanno riguardato il restauro dell’ala nord-ovest ed il completamento dell’ala nord-est. In particolare, è stato riportato alla luce l’originario portico sulla corte centrale ed è stata liberata la contemporanea galleria seminterrata, oltre al consolidamento e alla ricostruzione delle volte e delle murature.