L'Archivio di Stato di Napoli, che occupa gli ambienti dell'ex convento benedettino dei S.S. Severino e Sossio, nasce come "Archivio Generale del Regno" nel 1808, allo scopo di riunire in un medesimo locale gli antichi archivi delle istituzioni esistenti fino all'arrivo di Giuseppe Bonaparte a Napoli nel 1806. Dopo la restaurazione borbonica del 1815, cambiò la denominazione in quella di "Grande Archivio del Regno" e si stabilì il principio che non soltanto le carte delle cessate amministrazioni, ma anche quelle delle amministrazioni vigenti dovessero esservi versate periodicamente.
Nel corso degli anni l'archivio conobbe un notevole incremento del proprio patrimonio documentario, dal 1860 grazie all'acquisizione degli atti dei ministeri borbonici e di altri organismi centrali, come la Consulta di Stato e la Gran Corte dei conti, mentre nel corso del Novecento ha ricevuto versamenti da organismi a carattere provinciale o locale, quali la Prefettura, la Questura e l'Ufficio distrettuale delle imposte dirette con gli atti relativi al cosiddetto Catasto provvisorio di Napoli.
Il complesso occupa attualmente una vasta area nel cuore più antico del nucleo storico della città, compresa tra la Via del Grande Archivio, Via B. Capasso, vico S. Severino e Via S. Biagio. Qui convivono varie epoche e varie funzioni: il monastero, l’archivio ottocentesco e il moderno istituto di cultura, con cimeli di età romana, strumenti di precisione ottocenteschi, e la Carta lapidaria, il “pezzo” più antico dell’Archivio. I suoi quattro, splendidi chiostri ne scandivano i ritmi dando accesso alla Sala del capitolo, luogo di dibattito e confronto, e al grande Refettorio, cuore della quotidianità della comunità monastica. L’intervento di restauro prevede il ripristino degli accessi originari del Complesso Monumentale, la riqualificazione del Primo Atrio con la ridefinizione degli alloggi dei due custodi casieri, grazie alla quale si potrà ripristinare il secondo accesso da Vico S. Severino.
Gli interventi procedono con il rifacimento della pavimentazione dei terrazzi dell’Atrio del Platano e dell’Atrio dei Marmi con successivo restauro dei marmi. Inoltre, si prevede il rifacimento delle facciate e la sostituzione degli infissi. Completano l’intervento l’illuminazione adeguata ed il restauro degli affreschi della Sala dei Catasti Onciari, realizzati da Belisario Corenzio nel primo ‘600 con un complesso ciclo cristologico. Nonostante siano fortemente danneggiati a causa dell’accostamento degli armadi contenenti gli antichi faldoni, mediante gli interventi di restauro è possibile aggiungere alle Parabole di Gesù della volta, altre quattro scene con racconti della vita di Cristo favorendo il completamento del ciclo iconografico della Sala del Capitolo.